Ivano Merlo è un esperto fungaiolo delle montagne al confine tra Liguria e Piemonte. Oltre ad essere un bravo fungaiolo si diletta a scrivere racconti che spesso riguardano i funghi. Avendo letto quello che ha scritto nell’ormai lontano 2007, abbiamo sentito l’obbligo di parteciparlo ai nostri lettori, perché ci è piaciuto davvero tanto. Abbiamo anche cercato, scrivendogli, di avere il permesso di pubblicazione, ma forse l’indirizzo non era più usato. Crediamo comunque di fargli cosa gradita presentando il suo racconto ai nostri lettori. Rammentiamo che le immagini che corredano il racconto sono immagini di fantasia e non corrispondono ai protagonisti della storia. Buona lettura quindi!
C’era nebbia quel giorno al di là del colle, quel tipo di nebbia sottile ed evanescente, che ti accarezza il volto e l’anima quasi a voler blandire la tua esigenza di entrare al più presto nel bosco per iniziare la cerca dei funghi..! Mio figlio ed io eravamo saliti in auto per lo sterrato di buon’ora. La nostra speranza era soprattutto quella di essere fra i primi a raggiungere la zona mitica del Passo dell’Orso dove ci era giunta notizia di abbondanti raccolte avvenute nei giorni precedenti.
Con passo sicuro e veloce, nonostante la visibilità incerta, ci dirigevamo ora verso lo spartiacque che fa da confine naturale alle due regioni ligure e piemontese. Più avanti avremmo incontrato il piccolo sentiero (che noi chiamavamo “il nostro sentiero segreto”…!) che ci avrebbe guidati, attraverso selvagge foreste incontaminate, al “bosco del castagno grande”, dove pochi arrivavano, sia per la scarsa conoscenza della zona e sia per la paura, anche se infondata, di incontrare uno dei numerosi branchi di cinghiali che scorrazzavano in lungo e in largo, anche in pieno giorno, in quella sperduta località.
C’era in me un’euforia rara e insperata quel mattino. Mio figlio aveva solo nove anni, ma già la sua passione di fungaiolo era cresciuta tanto da divenire forse troppo grande per i suoi pochi anni… Non me l’ero proprio sentita, alle sei del mattino, di non mantenere la promessa di portarlo con me…! Lo avrei tradito, in tal caso, e mi sarei sentito in colpa per lungo tempo nei suoi confronti. Fra noi c’era già, oltre all’affetto tra padre e figlio, una complicità da uomini, legati tra loro da interessi comuni, da strategie in cui l’aiuto reciproco può raggiungere risultati insperati.
Egli per questo voleva essere con me quel giorno.. Voleva, con la sua presenza, aiutarmi a mantenere alto il mio prestigio nella valle, dove tutti mi consideravano uno dei migliori fungaioli, esperto del mondo dei funghi e ricettacolo straordinario di esperienza e di conoscenza di molti mitici siti di crescita. Guai a me se fossimo tornati col cesto vuoto..! Sarebbe stato messo in forse il mio prestigio di cercatore insuperabile ! C’è quasi sempre, in questi momenti di incertezza, il tarlo del pessimismo che rode dentro..! L’ipotesi più nera, più deleteria, ti appare la più plausibile; anzi, nella tua mente, è la certezza! Così io già preconizzavo che non avremmo trovato nulla.. ; che la zona da me scelta era quella sbagliata..; che le notizie dei precedenti ritrovamenti erano solo falsità messe in circolo proprio per far sì che cascassi nella trappola e trascurassi mete dove invece i funghi erano numerosi e dove i miei avversari, senza la mia micidiale concorrenza, avrebbero potuto raccoglierli a piene mani. Ma, soprattutto, temevo che mio figlio, deluso per lo scarso raccolto, mi avrebbe decisamente valutato un padre “cattivo”, incapace di difendere il suo buon nome e quindi, di riflesso, anche lui..! Nell’intimo, però, udivo anche una sommessa voce che mi dava fiducia e mi confortava. Mi ricordava le mille volte in cui la mia conoscenza dei boschi, la mia esperienza, la mia malizia di vecchio fungaiolo, avevano avuto ragione di ben altre situazioni difficili e aleatorie. ”Vai tranquillo…!” – diceva – “ Se non troverai funghi nel primo bosco, li troverai nel secondo, o nel terzo…Potrai forse anche trovarli in quella zona a brughiera dove due anni ore sono hai fatto il pieno…!” Infatti…! Sette chili abbondanti di porcini neri (Boletus aereus) e di splendenti ovoli (Amanita cesarea), che in paese avevano suscitato stupore, ed anche qualche invidiosa occhiata da parte dei miei più agguerriti concorrenti. Alle invece non aveva dubbi; si muoveva leggero ed allegro sul sentiero, certo in cuor suo che gli avrei fatto provare, anche quel giorno, emozioni nuove e gratificanti. Giungemmo ai primi contrafforti del Monte Barchi, dove iniziava il bosco vero e proprio. Io, ogni tanto, avevo arrestato il mio cammino e mi ero messo in ascolto, quasi fossi un animale selvatico che teme la presenza di un suo predatore nelle vicinanze.. Ascoltavo per sentire eventualmente lo frascheggiare di qualche concorrente; o (e facevo i debiti scongiuri…!) il passo tambureggiante e veloce del Barbino, che era considerato il mio più degno antagonista ..
Nulla! Il silenzio era rotto soltanto a tratti dai queruli o squillanti richiami del fagiano e del merlo; dall’improvviso stridio di una poiana in volo radente sulle rocce del crinale, dallo strisciare fra le foglie del bosco di una innocua serpe. Entrammo fra gli alberi…..! Né felci piegate, né orme di piede corrompevano quell’angolo lontano ! In cuor mio esultai, perché ero ormai certo che nessuno ci aveva preceduti. L’incognita rimasta era se in quella zona i funghi erano nati o meno.
In caso affermativo, saremmo stati noi a raccoglierne una buona parte. “Alle…., stai all’occhio…! Qui non è ancora passato nessuno…! Guarda bene, perché potrebbe essere la nostra giornata fortunata!”. Mio figlio mi sorrise felice.. Gli avevo dato una nuova conferma di ciò che sentiva già nel cuore. Avremmo riempito il cestino..; avremmo fatto strabuzzare gli occhi a tutti, in paese!
Gli dissi di stare a distanza di qualche metro da me, sulla mia destra, di spostarsi anche in senso trasversale per esplorare un maggior tratto di bosco e di fischiare se trovava qualcosa. Avevo adottato questo sistema di avviso per evitare che altri cercatori, all’udire il grido: “Ne ho travati due, tre, cinque.., ecc.!”, spinti da un irrefrenabile impulso, si precipitassero nella nostra zona ad intralciare e a rendere disordinata e meno serena la nostra ricerca.
Ne vidi due, all’improvviso, fra alcune felci ed un cespo di castagno. Erano porcini di buone dimensioni, sani e profumati. Fischiai, e quando mio figlio si voltò gli mostrai in silenzio i due esemplari, con un cenno di O.K. della mano! Alle, esultò e mi rispose con lo stesso gesto.
Poco dopo, anch’egli fischiò e mi mostrò, esultante, un bellissimo porcino di dimensioni “extra-large”.. L’inizio era più che promettente…! Fu poi una successione di ritrovamenti senza soluzione di continuità. Facevamo appena in tempo a segnalarci una nuova “preda” che già ne era stata avvistata una nuova. Mi ricordai, frattanto, che due anni prima, in una radura che si trovava ormai a poche decine di metri davanti a noi, avevo avuto la gradita sorpresa di trovare ben otto ovoli insieme, bellissimi e prelibatissimi. Fischiai ad Alle e, a gesti, gli feci segno di cercare in quella zona. Egli capì e si diresse alla radura…. Non fischiò questa volta, ma gridò così forte da farsi udire da tutti i cercatori della valle…! “Papà, vieni, presto..; ho trovato un ruoto enorme di ovoli!”
Corsi letteralmente verso di lui e lì, al centro della radura, mi si presentò uno spettacolo veramente incredibile e bellissimo. Una quindicina di ovoli, di ogni dimensione e in diversi stadi di crescita, stavano davanti a mio figlio il quale, immobile come una statua, sembrava essere rimasto vittima di un incantesimo. Solo i suoi occhi esprimevano una gioia, una sorpresa, una commozione ben difficilmente descrivibili. Egli ammirava estatico il suo bottino, non osando ancora credere che quanto gli era accaduto fosse vero. Lo spaventai quasi gridandogli allegramente: “Ma li vuoi raccogliere o no questi ovoli??” Allora si riscosse, mi guardò un attimo, e poi, per l’incontenibile emozione, scoppiò in un pianto dirotto! I begli ovoli dovetti raccoglierli tutti io.
(Ivano Merlo – 19.09.2007)